a cura di Anna Pirozzi
Contatto. Accostamento di due corpi fino a toccarsi; una relazione, un rapporto; collegamento.
“Ti contatto”. Uomini e donne sono immersi in un mondo di contatti, contatti WhatsApp, Facebook o Instagram, che sembrano dare una nuova visione di che cosa vuol dire “contattare l’altro” e relazionarsi.
Ciò non vuol dire che questi non siano strumenti di una grande utilità, in quanto hanno accorciato le distanze tra le persone che vivono anche in posti diversi, ma allo stesso tempo hanno fatto aumentare le distanze emotive. Tutto si ripercuote sui rapporti tra amici, familiari o coppie.
Gli adulti di oggi sono immersi in una illusoria costruzione di relazioni umane, fungendo da esempio anche alle future generazioni, come ai propri figli, e trasmettendo ad essi l’importanza dell’apparire, piuttosto che dell’essere.
A questo punto, non ci deve meravigliare che le generazioni di oggi attuino queste modalità di relazione con l’altro, essendo cresciute con un senso diverso di che cosa vuol dire “contatto”.
Si cercano corsie preferenziali, dove è più facile nascondere se stesso e le proprie sensazioni, in un mondo distante dall’essere emotivamente vicino all’altro.
Sembra esserci solo un desiderio di contatto con se stessi, che potrebbe portare anche a qualche forma di dipendenza e di ansia. Nascono nuove forme di patologia, ad esempio la Nomofobia, che si manifesta con attacchi di ansia quando una persona si trova impossibilitata ad usare il proprio telefono.
Queste forme di ansia e di dipendenza possono destare preoccupazione, dove la persona sembra essere chiusa in un mondo surreale e anaffettivo.
Ma dove è andato a finire il vero senso del contatto? E come si può veramente costruire un qualcosa se si perde il desiderio di stare “in-contatto” con l’altro?
Il vero “TI CONTATTO” è un contatto fatto di scambi di odori, sapori, sensazioni, che, solo quando si è insieme all’altro nella vita reale, può essere sperimentato.
Ci si può “toccare” virtualmente, essendo ad oggi una nuova modalità relazionale, che non può essere negata né tanto meno rifiutata, ma i tocchi virtuali non devono prendere definitivamente il posto di quelli reali.
Del resto cosa c’è di più bello della sensazione che si può provare quando ci si incontra veramente con l’altro e ci si mette in “contatto”?
Ma siamo sicuri che l’uso di questa modalità sia tutta colpa della tecnologia? Oppure siamo noi a non essere più in grado di rapportarci agli altri?
L’amore verso l’altro, verso un amico, verso un figlio o verso il proprio partner, richiede tempo ed energia.
“Dovremmo tutti cercare di far brillare un po’ di più i bambini interiori nascosti dentro le gabbie della nostra vita da adulti, e forse facendoli avvicinare gli uni agli altri, la luce inonderebbe questa notte nel deserto, e tutto sarebbe più chiaro.” (Alexander Milov)
Inspired by Salvatore Petruccione Trainer Theory
Dott.ssa Anna Pirozzi
Psicologa e Psicoterapeuta
+39 3738082452 annapirozzi_a@libero.it
Anima Psi Psicologia e Psicoterapia